Assegno Unico per i Figli

AG Servizi
12 min readOct 25, 2020

1° marzo 2022: questa la data in cui dovrebbero cominciare a circolare i primi Assegni Unici. Di informazioni concrete sulle procedure attraverso cui si potrà fare domanda a partire da gennaio ancora non ce ne sono, ma di fatto, con l’approvazione in Consiglio dei Ministri lo scorso 18 novembre del Decreto legislativo sull’introduzione dell’Assegno Unico universale, già si è delineata una fisionomia molto netta della misura economica che in larga parte verrà a scompaginare l’assetto “storico” delle agevolazioni alle famiglie conosciuto fino ad oggi.

Un assegno quindi, come lo definisce la norma, “universale”, vale a dire destinato a chiunque abbia dei figli a carico, ma soprattutto “unico”, cioè sostitutivo di altre agevolazioni rimaste in vigore finora e che dal 1° gennaio tramonteranno per sempre (vedi ad esempio le detrazioni sui carichi nel 730, il Bonus Bebè, il Premio alla nascita, gli assegni familiari dell’INPS)

Vediamo allora di tracciare un primo profilo — per quanto possibile “pratico” — sull’assegno, il quale, lo ricordiamo, è stato introdotto su proposta di tre dicasteri: Pari opportunità, Lavoro, e Finanze. Piccola premessa: la ragione per cui l’erogazione effettiva è stata messa in calendario a partire da marzo e non subito da gennaio, è in virtù del fatto che non tutti, per varie ragioni, saranno in condizione di potersi dotare subito di un ISEE valido 2022, quindi si è pensato di mettere a disposizione un lasso ragionevole di due mesi entro cui le famiglie potranno organizzarsi ai fini dell’ISEE, per poi essere pronte a fare domanda da marzo.

𝗜𝗹 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗹 𝘃𝗶𝗮 𝗱𝗮 𝗠𝗮𝗿𝘇𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟮.

Un assegno mensile fino a 175 euro, che scendono a 85 per i figli maggiorenni tra i 18 e i 21 anni: 𝗹𝗲 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗿𝗶𝘃𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗳𝗮𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲 𝘀𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗮𝗹 𝟭° 𝗴𝗲𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼 𝟮𝟬𝟮𝟮 𝗲 𝗶 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗮 𝗺𝗮𝗿𝘇𝗼.

Ecco i tratti essenziali dell’Assegno Unico universale per i figli contenuti nel decreto attuativo approvato dal Consiglio dei ministri del 18 novembre. Il nuovo sostegno, per il quale sono stanziati «circa 20 miliardi» che garantiranno il carattere universalistico della misura, come ha spiegato la ministra della Famiglia, Elena Bonetti, introduce maggiorazioni in base al numero, alla presenza di disabili, al reddito e al lavoro di entrambi i genitori e coprirà — nelle intenzioni dell’esecutivo — parte delle spese affrontate dalle famiglie per i figli dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni di età.

S𝗲 𝗻𝗲 𝘃𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗶̀ 𝗶𝗻 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗯𝗿𝗲𝘃𝗲 𝗰𝗮𝗿𝗿𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗼𝗰𝗵𝗶 𝗺𝗲𝘀𝗶, 𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 «𝗽𝗼𝗻𝘁𝗲» voluto dal governo Draghi per accompagnare le famiglie verso il nuovo strumento di sostegno che accorpa tutti gli aiuti finora esistenti.

Per dare tempo però ai beneficiari di inoltrare la domanda corredata dall’Isee 2021, sul quale si calcolerà l’importo del sostegno, l’assegno «ponte» e gli altri vecchi assegni familiari dovrebbero sopravvivere fino a marzo, quando il nuovo assegno andrà a regime con le prime erogazioni.

A chi teme che il nuovo sostegno rischi di far prendere meno denaro ad alcune famiglie, nel decreto attuativo «c’è un articolo che prevede un meccanismo di perequazione per le famiglie con meno di 25 mila euro di Isee», per fare in modo che non ci siano riduzioni di importo rispetto agli assegni già esistenti.

Vediamo allora quali sono le principali novità comprese nel testo del decreto attuativo e come funzionerà la misura, a partire dall’entità dell’assegno.

𝗔 𝗰𝗵𝗶 𝗲̀ 𝗿𝗶𝘃𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼.

L’assegno unico universale per figli a carico è una misura che mira a concentrare in un’unica soluzione i tanti aiuti già esistenti per le famiglie (dagli assegni ai bonus, alle detrazioni) e tentare così di mettere ordine in una selva di sostegni che nel tempo ha portato a una dispersione delle risorse.

L’assegno unico è stato introdotto dalla legge delega n. 46, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 6 aprile scorso (“Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale”). Le destinatarie sono tutte le famiglie con figli a partire dai 7 mesi di gravidanza fino ai 21 anni di età (purché studino o stiano cercando lavoro).

Dunque, l’assegno unico è destinato sia ai lavoratori autonomi che a quelli dipendenti con uno o più figli a carico (l’assegno «ponte», invece, che terminerà a dicembre — salvo proroga di qualche mese -, è riservato ai disoccupati e ai titolari di partita Iva, coloro cioè che fino ad ora non hanno avuto accesso agli assegni familiari o Anf).

L’assegnazione è determinata sulla base dell’indicatore Isee e l’importo varia a seconda del numero dei figli, della loro maggiore o minore età, se sono studenti o se hanno delle disabilità.

Come detto, l’assegno è anche per i figli di età compresa tra i 18 e i 21 anni, ma in questo caso se hanno un loro reddito non deve essere superiore a 8 mila euro.

Per i figli maggiorenni l’assegno sarà di importo inferiore, ma l’assegno è previsto solo in caso siano iscritti in percorsi di formazione, di avviamento al lavoro oppure nelle liste di collocamento.

L’assegno unico riguarderà, secondo le stime, «oltre 7 milioni di famiglie» e poiché «i dati certificano che metà delle famiglie ha meno di 15 mila euro di Isee, circa la metà della platea potrà prendere la cifra massima».

Attenzione: di tutti i vecchi strumenti a sostegno della famiglia, l’unico che rimarrà in vita è il bonus nido, già rifinanziato per i prossimi anni e cumulabile con il nuovo assegno universale.

𝗔𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗮 𝘀𝗲𝘁𝘁𝗶𝗺𝗼 𝗺𝗲𝘀𝗲 𝗴𝗿𝗮𝘃𝗶𝗱𝗮𝗻𝘇𝗮. 𝗣𝗲𝗿 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶.

Scendendo nel dettaglio, l’assegno unico è riconosciuto «per ogni figlio minorenne a carico» e per i nuovi nati «a partire dal settimo mese di gravidanza» e non avrà «limiti di età» per i figli disabili.

L’assegno andrà al genitore che fa la domanda o «a richiesta anche successiva, in pari misura» tra i genitori. In caso di affidamento esclusivo «l’assegno spetta, in mancanza di accordo, al genitore affidatario. Nel caso di nomina di un tutore, l’assegno è riconosciuto nell’interesse esclusivo del tutelato».

𝗟’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗲𝗻𝗻𝗶: 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗽𝗼𝘁𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮.

La domanda può essere presentata anche dai figli, una volta diventati maggiorenni, che possono «richiedere la corresponsione diretta della quota di assegno loro spettante».

Per vedersi riconosciuto l’assegno anche dopo i 18 anni il figlio maggiorenne deve frequentare «un corso di formazione scolastica o professionale o un corso di laurea», svolgere «un tirocinio» o avere un lavoro con reddito complessivo «inferiore a 8.000 euro annui», essere «registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego», svolgere «il servizio civile universale».

𝗔 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗺𝗺𝗼𝗻𝘁𝗮 𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶: 𝗳𝗶𝗻𝗼 𝗮 𝟭𝟳𝟱 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗮𝗹 𝗺𝗲𝘀𝗲, 𝟴𝟱 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝟭𝟴 𝗲 𝟮𝟭 𝗮𝗻𝗻𝗶.

Come detto, l’assegno mensile per i figli arriverà fino a 175 euro, che scendono a 85 per i figli maggiorenni tra i 18 e i 21 anni.

L’importo pieno andrà a chi ha Isee fino a 15 mila euro; oltre questo limite l’assegno calerà progressivamente fino al minimo di 50 euro (25 per i maggiorenni) per Isee oltre 40 mila o per chi non presenterà l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente o non inoltrerà la domanda.

In soldoni, ai redditi più alti e a chi non presenterà domanda, l’assegno unico verrà erogato nella somma minima di circa 50 euro (come avevano spiegato nei giorni scorsi alcune fonti ministeriali, l’erogazione al minimo avverrà dunque in automatico).

I calcoli su quanto ammonterà l’assegno sono diventati nelle ultime ore più precisi, ma nei giorni scorsi c’è stato chi, come la Uila-Uil, ha avvertito del rischio che alcune famiglie dal prossimo anno potrebbero ritrovarsi con meno soldi di quanti abbiano preso finora con gli Anf, gli assegni per il nucleo familiare (leggi qui le simulazioni fatte dall’Ufficio studi della Uila).

A questi timori ha risposto la ministra Bonetti: nel decreto attuativo dell’assegno unico «c’è un articolo che prevede un meccanismo di perequazione per le famiglie con meno di 25 mila euro di Isee» per fare in modo che non ci siano riduzioni di importo rispetto agli assegni già esistenti.

𝗔𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼, 𝗱𝗮𝗹 𝘁𝗲𝗿𝘇𝗼 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼 𝟭𝟱-𝟴𝟱 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝘂̀, 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝟭𝟬𝟬 𝗱𝗮𝗹 𝗾𝘂𝗮𝗿𝘁𝗼.

Era stato assicurato fin dall’inizio: il nuovo assegno unico terrà conto delle famiglie numerose.

A partire dal terzo figlio, infatti, è prevista una maggiorazione tra i 15 e gli 85 euro a figlio in base all’Isee. Inoltre, dal 2022 ci sarà anche una «maggiorazione forfettaria» da 100 euro al mese per i nuclei «con quattro o più figli».

Un’ulteriore maggiorazione da 30 euro al mese andrà a ciascun figlio se entrambi i genitori lavorano, cifra che diminuirà al crescere dell’Isee fino ad azzerarsi oltre i 40 mila euro.

Altri 20 euro al mese per ciascun figlio arriveranno alle mamme under 21, indipendentemente dall’Isee.

𝗜 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗼𝗹𝗶 𝗱𝗮 𝗳𝗮𝗿𝗲: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗮̀ 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗳𝗮𝗺𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶.

In sostanza, i calcoli da fare per stimare quanto arriverà con l’assegno unico per i figli sono questi.

Un nucleo con Isee fino a 15 mila euro riceverà:

  • 175 euro al mese con 1 figlio;
  • 350 con due;
  • 610 con tre;
  • 970 con 4 figli;

Cifra che diventa di 1.090 euro al mese se entrambi i genitori lavorano (30 euro per 4 figli, 120 euro in più). A questa cifra vanno aggiunti i 20 euro al mese a figlio in caso di mamma giovanissima (cioè 1.110 euro al mese).

I nuclei che superano i 40 mila euro di Isee invece riceveranno:

  • 50 euro al mese con un figlio;
  • 100 euro con due figli;
  • 165 euro con tre figli;
  • 330 euro con 4 figli.

Anche in questo caso vanno aggiunti i 20 euro a figlio se la mamma ha meno di 21 anni mentre non opera la maggiorazione per entrambi i genitori lavoratori.

𝗖𝗼𝗻 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶 𝟴𝟱-𝟭𝟬𝟱 𝗲𝘂𝗿𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗰𝗼𝗻 𝗹’𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼.

Come detto, le famiglie con figli disabili riceveranno l’assegno unico «senza limiti di età» dei figli. Il decreto attuativo dell’assegno unico introduce specifiche maggiorazioni in base alla disabilità e all’età dei figli.

Per i minorenni si riceveranno 105 euro al mese in più «in caso di non autosufficienza», 95 euro al mese in più «in caso di disabilità grave» e 85 euro in più «in caso di disabilità media».

In presenza di maggiorenni disabili e fino a 21 anni si riceveranno 50 euro al mese in più (che si sommano all’assegno previsto tra i 18 e i 21 anni) mentre oltre i 21 anni si continuerà a ricevere un assegno in base all’Isee: i redditi più bassi, con Isee fino a 15 mila euro, avranno un assegno di 85 euro al mese che si ridurrà gradualmente fino a 25 euro per Isee pari o superiore a 40 mila euro.

𝗚𝗹𝗶 𝗮𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗲𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗜𝗻𝗽𝘀.

Secondo quanto previsto, l’assegno e le detrazioni fiscali (destinati a tutti, non solo ai lavoratori dipendenti, ma anche autonomi e partite Iva) non saranno più in busta paga ma arriveranno direttamente dall’Inps.

Ed è già preoccupazione per il rischio lungaggini. Alcuni hanno chiesto che sia il datore di lavoro ad erogare gli importi direttamente in busta paga così come avveniva prima. Inoltre, un altro problema nasce dal fatto che, considerando che alcuni milioni di persone dovranno ottenere le certificazioni necessarie, si rischierebbe il collasso la rete di CAF e Patronati.

𝗖𝗼𝗺𝗲 𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗿𝗮̀ 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝗴𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼.

Salvo cambiamenti dell’ultima ora, sembra ormai certo che la domanda sarà da inoltrare direttamente attraverso il portare dell’Inps, oppure tramite i patronati.

Finora sia le detrazioni fiscali per i figli che gli assegni al nucleo familiare (Anf) sono stati applicati mensilmente nella busta paga. Dunque, il datore di lavoro anticipava le cifre al dipendente.

Da gennaio, con l’assegno unico universale, a erogare il beneficio sul conto corrente sarà l’Inps in base alla certificazione del reddito. Con il rischio che l’Istituto possa non riuscire a erogare gli assegni in tempi rapidi.

𝗔𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗶𝗻 𝗮𝘂𝘁𝗼𝗺𝗮𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗰𝗼𝗻 𝗥𝗲𝗱𝗱𝗶𝘁𝗼 𝗰𝗶𝘁𝘁𝗮𝗱𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗮.

I beneficiari del Reddito di cittadinanza non dovranno fare domanda per l’assegno unico perché sarà l’Inps a corrisponderlo «d’ufficio».

Lo prevede la bozza del decreto attuativo dell’assegno unico che sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri.

L’importo di quanto sarà erogato dall’Inps — «congiuntamente e con le modalità» con cui viene erogato il Reddito — sarà calcolato sottraendo da quanto spetta per l’assegno unico la quota di Reddito «relativa ai figli minori» parte del nucleo familiari, calcolata a sua volta sulla base della scala di equivalenza del Reddito.

𝗜 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗮𝗴𝗶.

Come detto, il rischio è che i tempi burocratici dell’Inps facciano tardare di settimane o addirittura mesi l’erogazione del nuovo assegno unico, creando così un vuoto temporale tra la fine dell’erogazione dell’assegno «ponte» e degli Anf e la percezione del nuovo assegno unico.

Anche la corsa a dotarsi del nuovo Isee per fare richiesta dell’assegno potrebbe creare altri disagi. Ecco perché il governo sta lavorando all’ipotesi di prorogare l’assegno ponte e gli Anf per i lavoratori dipendenti per i mesi di gennaio e febbraio, in modo da colmare l’eventuale ritardo dell’erogazione del nuovo assegno universale, che non partirà — questo è ufficiale — prima di marzo.

𝗟𝗮 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 «𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗻𝗲𝘀𝘀𝘂𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗺𝗲𝗻𝗼».

Al di là delle varie simulazioni, è chiaro anche al governo che qualcuno potrebbe rimetterci con il nuovo assegno. Per questa ragione, nel decreto attuativo dell’assegno unico «c’è un articolo che prevede un meccanismo di perequazione per le famiglie con meno di 25mila euro di Isee» per fare in modo che non ci siano riduzioni di importo rispetto agli assegni già esistenti.

𝗜𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗱𝗶𝘀𝗶𝗻𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗲 𝗺𝗮𝗱𝗿𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝗻𝗼.

Un altro rischio che il governo vuole evitare è quello di disincentivare le madri a lavorare. Poiché a determinare l’importo dell’assegno concorrono gli Isee di entrambi i genitori, per evitare che redditi più elevati abbassino di conseguenza gli assegni, nel decreto attuativo si introduce una maggiorazione per il secondo percettore di reddito, solitamente la madre. A questa cifra vanno aggiunti i 20 euro al mese a figlio in caso di mamma giovanissima .

𝗔𝘀𝘀𝗲𝗴𝗻𝗼 𝗨𝗻𝗶𝗰𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗻𝗶𝗲𝗿𝗶, 𝗺𝗶𝗻𝗶𝗺𝗼 𝟮 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗿𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮.

L’Assegno Unico sarà erogato anche ai cittadini extra Ue con permesso di soggiorno, permesso di lavoro o di ricerca superiore a sei mesi. Lo prevede la bozza del decreto attuativo dell’assegno unico che tra i requisiti prevede «congiuntamente» anche la residenza in Italia «da almeno due anni, anche non continuativi ovvero» la titolarità «di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale». Tra i requisiti anche il domicilio e il pagamento delle tasse in Italia.

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